Santeramo in Colle 13 aprile 2019
Delegato per la Famiglia Salesiana dell’Ispettoria Meridionale
1. INTRODUZIONE.
“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta da uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia.”
Nell’Evangelii nuntiandi (1975!) affermava con chiarezza che la vocazione dei laici è “alla guida dei più svariati compiti temporali”, precisando inoltre che “il loro compito primario e immediato dei laici non è l’istituzione e lo sviluppo della comunità ecclesiale – che è il ruolo specifico dei pastori”. Il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è “il mondo vasto e complicato della politica, dei laici, della realtà sociale, dell’economia”; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente aperte all’evangelizzazione, quali l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, dei giovani, il lavoro professionale, la sofferenza”.
2. L’EDUCAZIONE SOCIO POLITICA NEL MAGISTERO SALESIANO OGGI.
E relativamente al terzo nodo, chiedeva esplicitamente di scendere nelle situazioni molteplici di desertificazione dell’etica sociale e di impegnarsi a promuovere progetti concreti di solidarietà secondo l’ispirazione del Vangelo e della fede, “ma rispondendo anche ad esigenze di partecipazione politica” (n. 211 e nn. 203…214).
“L’Associazione, relativamente all’impegno sociopolitico, è fedele al magistero della Chiesa che vede nella politica un alto servizio alla carità, tuttavia rifiuta ogni possibile confusione con movimenti e partiti politici. Inoltre respinge ogni scelta su questioni etiche che sia contraria alla Dottrina della Chiesa” (cfr. Regolamento, Edizione 2016).
Quanto sarebbe urgente la presenza di laici adulti salesiani (Exallievi?) che politicamente scendano in campo a difesa della giustizia sociale e giovanile. E qui il campo applicativo chiama in causa proprio voi laici, anche nella fase di studio, ricerca, mediazione, nascita di strutture prepolitiche che preparino l’ingresso nelle politiche giovanili, e addirittura nei circuiti istituzionali dove si prepara e si programma la politica.
2.4 Ricordiamoci, inoltre, che noi abbiamo una politica sicura, che ci è garantita dall’anima del “Sistema Preventivo”, che è il carisma dell’educazione. Quella educazione nello spazio più immediatamente politico che dobbiamo presidiare e curare. La presenza nelle politiche sociali e culturali giovanili dovrebbe essere il piano di “governo” della nostra presenza nel pubblico. Ma, ahimè, ne siamo fuori!
2.5 Senza il riconoscimento sociale e politico di questa nostra specificità, cioè l’educazione, i nostri oratori diventano territori pubblici: le parrocchie affidate a noi salesiani diventano sacrestie dilatate per un culto non gradito a Dio, perché non capaci di avere ricadute nel territorio (cfr, i noviluni deprecati del profeta Isaia 1,13-17); le nostre scuole si riducono a luoghi di supplenza; la stessa attenzione agli ultimi e al disagio finiscono per spalmarsi in un sociale di emergenza, magari anche rimunerato, ma senza peso “politico” nel servizio per un “cambiamento” della politica della famiglia…
3. LE RADICI GENERATIVE DELLA FAMIGLIA SALESIANA NELL’EDUCAZIONE SOCIO POLITICA DON BOSCO EDUCATORE E OPERATORE DI POLITICA.
Don Bosco, invitato dal marchese liberale Massimo Taparelli d’Azeglio (1798-1866) a partecipare con i suoi giovani alla festa dello Statuto del Regno di Sardegna, declinò l’invito dicendo: «In fatto di politica io non sono né a favore né contro». Ciò non significa – commenta don Giancarlo Manieri – che egli non facesse politica, tutt’altro. I suoi scritti, i suoi interventi e le sue attività erano comportamenti politici. Criticato da d’Azeglio «per troppa religione», don Bosco non volle mai rinunciare alla visione religiosa del mondo, né all’educazione religiosa e morale dei suoi ragazzi, che esortava spesso a essere «buoni cristiani e onesti cittadini». Un’esortazione che solo apparentemente era limitata alla dimensione personale e alla sfera della morale individuale, ma aveva di fatto una potenziale rilevanza sociale e politica.
3.2 L’invito del santo a essere buoni cristiani e buoni cittadini suscita un interrogativo legittimo e d’indubbia attualità, da più parti formulato, cioè se si possa «fare politica» — forma elevatissima di carità, come ha ricordato anche Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium (n. 6) – anche senza iscriversi a partiti politici, operando sul piano civico-culturale e dell’animazione cristiana dell’ordine temporale, secondo l’espressione contenuta nel decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem (Associazioni prepolitiche, terzo settore, volotariato… Questa forma di politica, altrimenti denominata della società civile, interesserebbe in Italia quasi un milione di persone, impegnate in associazioni, comitati, movimenti, che si danno da fare per concorrere alle scelte quotidiane degli amministratori pubblici).
E ciò è la Politica della Redenzione Sociale e di programmi di cambiamento!
«La democrazia rappresentativa deve andare di pari passo con una democrazia partecipativa. Il coinvolgimento dei cittadini “europei” non dev’essere realizzato unicamente attraverso i rappresentanti politici eletti; la società civile deve avere la possibilità di partecipare all’Europa mediante associazioni di cittadini: partner sociali, sindacati, associazioni di consumatori, ecc. Questo tipo di partecipazione democratica deve essere riconosciuto ed organizzato». «È l’oggetto del capitolo 6 della Costituzione. L’articolo 52 indica anche la consultazione delle chiese, delle organizzazioni filosofiche e non confessionali».
«Come tutti gli altri uomini si sposano ed hanno figli, ma non ripudiano i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi».
«Chi crea una contrapposizione tra religione e benessere materiale e dice di promuovere questo combattendo quella è un ingannatore […]. Io confido che codesto Circolo Cattolico andrà ognora più allargandosi e raccogliendo al suo centro molti altri operai di buon volere, salvandoli così dalle insidie dei nemici della religione e della civile società, che col pretesto di migliorare la loro sorte la peggiorano invece di gran lunga, togliendo loro la pace della coscienza e la speranza di beni imperituri al di là della tomba».
4. IL MAGISTERO DI PAPA FRANCESCO APPLICATO AI NOSTRI AMBIENTI E ALLA NOSTRA PASTORALE SOCIO POLITICA.
4.1 Questo Papa, spesso letto da taluni cattolici riduttivamente come Papa socialista ed ideologicamente situato in certe catalogazioni, è ricco di quel perenne magistero della dottrina sociale della Chiesa, che si ispira a quell’articolo fondamentale del nostro credo, e cioè alla professione per la quale crediamo che Cristo, figlio di Dio, è anche perfettamente uomo, come è stato ricordato nella nostra introduzione, relativamente al numero 1 della Gaudium et Spes, e definito espressamente al n. 41 di essa.
Stiamo attenti nei nostri ambienti: A volte alcuni laici adulti, ma anche giovani, diventano “sensibili” al sociopolitico, all’”educativo sociale” perché capiscono che possono trarre un utile con proiezione remunerativa in esperienze di impiego nel terzo settore. O vivacchiano in certe stagioni di personaggi Sdb provvidenziali. Ma poi, concluso il progetto remunerato o il triennio-sessennio del salesiano, scadendo in “un turismo educativo e sociale”, scompaiono. E’ dunque necessario un qualche sistema strutturale che crei continuità di spazio e che dia voce a chi non può parlare dignità contrattuale.
“Non è opportuno il partito cattolico. In politica è meglio tenere una polifonia ispirata ad una stessa fede e costruita con molteplici suoni o strumenti, che una noiosa melodia monocorde e apparentemente corretta, ma omogeneizzata e neutralizzata e quieta.”
Tuttavia in questo impegno a ”Stare nel sociopolitico e nella politica, è lecito porsi la domanda: quando qualcuno si espone in politica per rendere una testimonianza cristiana qual è il livello di consenso e di sostegno che egli trova nella comunità ecclesiale? I parroci, i vescovi gli sono vicini? Lo sostengono? Dicono che ha fatto bene? Nessuno pretende che il parroco o il vescovo dica ai fedeli di votarlo o di votare il suo partito. Ma se si avesse il coraggio di dire semplicemente “Bravo, hai fatto bene”, questo rincuorerebbe ed incoraggerebbe. Se si avesse il coraggio di dire “questo è un esempio che merita di essere seguito”, altri potrebbero essere invogliati a iniziare lo stesso percorso.
L’impegno politico per un credente non significa solo militare in un partito politico. Stare con le mani, ma senza lavarsele queste mani, e stare ma come uomo che accompagna le parti perché giungano a maturazione, apportante il punto di vista della dottrina sociale. Il cristiano è un uomo che dialoga, ma senza ideologia asettica, che è la peggiore”.
5. LA RELIGIONE E L’EDUCAZIONE SOCIO POLITICA: IL SERVIZIO DELLA “LITURGIA” DELLA RAGIONE.
A nessuno oggi, nei Paesi liberi, viene formalmente inibito di manifestare liberamente le proprie posizioni culturali o religiose. Ma agisce sottilmente un conformismo per il quale “diventa obbligatorio pensare come pensano tutti, agire come agiscono tutti. Le sottili aggressioni contro la Chiesa, al pari di quelle meno sottili, dimostrano come questo conformismo possa realmente essere una vera dittatura.” (Benedetto XVI, Omelia alla Pontificia Commissione Biblica, 15 aprile 2001).
Conviene sempre ricordarci che il Signore non ci ha chiesto di essere lo zucchero della terra, ma il sale (Bernanos).
6. LA POLITICA COME SERVIZIO.
“Ai laici tocca agire direttamente nelle strutture pubbliche in coerenza con la fede e la morale cristiana. La loro presenza deve essere una garanzia di competenza, che nasce da preparazione professionale qualificata, aggiornata, capace di invenzione continua, una garanzia di moralità, non solo per la coerenza di fede, ma per amore del Paese, a una democrazia autentica, al dovere del servizio”.
“Non è una terza via tra capitalismo liberalista e collettivismo marxista e neppure una possibile alternativa per altre soluzioni meno radicalmente contrapposte: essa costituisce una categoria a sé”.
6.3 Le comunità parrocchiali cioè con i loro pastori devono riconoscere e accompagnare coloro che si battono per la giustizia sulle orme del Vangelo e lavorano per fare in modo che sorga “una nuova generazioni di laici cristiani impegnati capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”.
6.4 Si tratta forse di paura del messaggio liberante del Vangelo? Se le nostre comunità non devono entrare nella lotta tra le parti, non possono esimersi dall’essere coscienza critica come lievito e sale della città e dei nostri comuni.
“Ciascuno, sostenendo quel che in coscienza crede il punto di vista migliore con retta intenzione, con cuore puro e mani pulite, anche sbagliando, contribuisce al bene comune, senza per questo volere sopraffare gli altri, ma senza neppure essere debole e lasciare il posto ai malevoli e ai profittatori”.
7. UNA ESPERIENZA DI UN GRUPPO SOCIO POLITICO PARROCCHIALE SALESIANO.
7.17 A fronte di un carrierismo di strategie di gruppi, di un rafforzamento di casati e famiglie che garantiscono voti, di potentati di nomi e di progetti culturali, il cristiano sa che l’esercizio dell’amministratore porta con sé questa verità illuminante: la dignità del servizio secondo l’ispirata espressione evangelica: “chi di voi vuole essere il primo, sia servo di tutti” (Mc 10, 44).
8. UNA PEDAGOGIA SPIRITUALE NELL’EDUCATIVO SOCIO POLITICO.
8.1 La nostra vocazione al servizio politico cresce nel ritmo metodologico e spirituale della pedagogia del Sistema Preventivo, che matura nella logica dei “processi formativi” e non tanto e solo nell’esperienze. Si tratta dunque di un discepolato che non si improvvisa alla vigilia di scadenze.
“Poiché il tempo è superiore allo spazio”, dobbiamo suscitare ed accompagnare processi, non imporre percorsi o esperienze o prassi. E i processi sono sempre legati alle persone e perciò non ci sono ricette omologanti. È importante saper leggere e decodificare i segni positivi e negativi di questo tempo e ciò anche nella coscienza ed educazione alla politica. (Christus Vivit n. 297)
8.3 L’oggi della trasformazione
Ben a ragione dirà il Papa nell’Esortazione apostolica posto sinodale ai giovani Christus vivit: “La vita non è nel frattempo. Voi siete l’adesso che Dio vuole fecondi” (n. 178).
8.3.2 Per il credente “la vocazione alla carità politica “ha la sua garanzia nella professione del riconoscimento del fondatore di questa scuola, Colui che dice di sé: “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14,1-12).
9. IL BEATO ALBERTO MARVELLI, L’EXALLIEVO SOCIO POLITICO.
Viene beatificato il 5 settembre 2004 durante il Convegno Nazionale Italiano della CEI a Loreto.
- “La vita è azione, è movimento, ed anche la mia vita deve essere azione, movimento continuo, senza pause. Movimento ed azione tendenti all’unico fine dell’uomo: salvarsi e salvare. Ho bisogno di orizzonti sconfinati, di cieli luminosi e stellati, di mari e di oceani immensi”.
- “Servire è migliore di farsi servire. Gesù serve”.
- “Quando facciamo qualcosa non dobbiamo chiederci che si dirà di noi, ma piuttosto che avverrà degli altri”.
- “Per puntellare la libertà occorrono non i cannoni, ma la purezza e santità di coscienza”.
- “Dobbiamo lavorare in profondità. In alcuni posti si lavora molto, ma non si conclude niente. Bisogna lavorare in grazia di Dio”. “È immensamente triste una giovinezza, senza la passione delle altezze”.
- “Bisogna abituarsi ad esaminare ogni idea, a studiare, a meditare e ripensare. Il Signore mi ha dato una intelligenza, una volontà, una ragione: ebbene, queste devo adoperarle, tenerle in esercizio, farle funzionare. Se non si adoperano, si arrugginiscono e si finisce per essere delle nullità”.
- “Il campo politico è il campo di una carità più vasta, la carità politica”.
10. ALTRE FONTI DI CONSULTAZIONE.
10.1 GAUDETE ET EXSULTATE
N. 100. Purtroppo a volte le ideologie ci portano a due errori nocivi. Da una parte, quello dei cristiani che separano queste esigenze del Vangelo dalla propria relazione personale con il Signore, dall’unione interiore con Lui, dalla grazia. Così si trasforma il cristianesimo in una sorta di ONG, privandolo di quella luminosa spiritualità che così bene hanno vissuto e manifestato san Francesco d’Assisi, san Vincenzo de Paoli, santa Teresa di Calcutta e molti altri. A questi grandi santi né la preghiera, né l’amore di Dio, né la lettura del Vangelo diminuirono la passione e l’efficacia della loro dedizione al prossimo, ma tutto il contrario.
N. 101. Nocivo e ideologico è anche l’errore di quanti vivono diffidando dell’impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, immanentista, comunista, populista. O lo relativizzano come se ci fossero altre cose più importanti o come se interessasse solo una determinata etica o una ragione che essi difendono. La difesa dell’innocente che non è nato, per esempio, deve essere chiara, ferma e appassionata, perché lì è in gioco la dignità della vita umana, sempre sacra, e lo esige l’amore per ogni persona al di là del suo sviluppo. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria, nell’abbandono, nell’esclusione, nella tratta di persone, nell’eutanasia nascosta dei malati e degli anziani privati di cura, nelle nuove forme di schiavitù, e in ogni forma di scarto. Non possiamo proporci un ideale di santità che ignori l’ingiustizia di questo mondo, dove alcuni festeggiano, spendono allegramente e riducono la propria vita alle novità del consumo, mentre altri guardano solo da fuori e intanto la loro vita passa e finisce miseramente
10.2 COSTITUZIONI SDB
Art. 27: I giovani degli ambienti popolari che si avviano al lavoro e i giovani lavoratori spesso incontrano difficoltà e sono facilmente esposti ad ingiustizie.
La promozione a cui ci dedichiamo in spirito evangelico, realizza l’amore liberatore di cristo e costituisce un segno della presenza del regno di Dio.
10.3 CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA -PARTE TERZA SEZIONE SECONDA – art. 7 “IL SETTIMO COMANDAMENTO” – Vocazione dei laici nel sociale – Cap. V “Giustizia e solidarietà tra le nazioni”.
N. 2444 “L’amore della Chiesa per i poveri. . . appartiene alla sua costante tradizione” [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 57]. Si ispira al Vangelo delle beatitudini, [Cf Lc 6, 20-22] alla povertà di Gesù [Cf Mt 8, 20] e alla sua attenzione per i poveri [Cf Mc 12, 41-44]. L’amore per i poveri è anche una delle motivazioni del dovere di lavorare per far parte dei beni “a chi si trova in necessità” (Ef 4, 28). Tale amore per i poveri non riguarda soltanto la povertà materiale, ma anche le numerose forme di povertà culturale e religiosa [Cf Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 57].
N. 2445 L’amore per i poveri è inconciliabile con lo smodato amore per le ricchezze o con il loro uso egoistico: E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano! Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme; il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si leverà a testimonianza contro di voi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario da voi defraudato ai lavoratori che hanno mietuto le vostre terre grida; e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti. Avete gozzovigliato sulla terra e vi siete saziati di piaceri, vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non può opporre resistenza (Gc 5, 1-6 ).
N. 2446 San Giovanni Crisostomo lo ricorda con forza: “Non condividere con i poveri i propri beni è defraudarli e togliere loro la vita. Non sono nostri i beni che possediamo: sono dei poveri” [San Giovanni Crisostomo, In Lazarum, 1, 6: PG 48, 992D]. “Siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia perché non si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia” [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 8].
10.4 COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA.
Tra le deformazioni del sistema democratico, la corruzione politica è una delle più gravi, perché tradisce al tempo stesso i principi della morale e le norme della giustizia sociale; compromette il corretto funzionamento dello Stato, influendo negativamente sul rapporto tra governanti e governati; introduce una crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni pubbliche, causando una progressiva disaffezione dei cittadini nei confronti della politica e dei suoi rappresentanti, con il conseguente indebolimento delle istituzioni. La corruzione distorce alla radice il ruolo delle istituzioni rappresentative, perché le usa come terreno di scambio politico tra richieste clientelari e prestazioni dei governanti. In tal modo, le scelte politiche favoriscono gli obiettivi ristretti di quanti possiedono i mezzi per influenzarle e impediscono la realizzazione del bene comune di tutti i cittadini.
La cultura deve costituire un campo privilegiato di presenza e di impegno per la Chiesa e per i singoli cristiani. Il distacco tra la fede cristiana e la vita quotidiana è giudicato dal Concilio Vaticano II come uno degli errori più gravi del nostro tempo. Lo smarrimento dell’orizzonte metafisico; la perdita della nostalgia di Dio nel narcisismo autoreferenziale e nella dovizia di mezzi di uno stile di vita consumistico; il primato assegnato alla tecnologia e alla ricerca scientifica fine a se stessa; l’enfatizzazione dell’apparire, della ricerca dell’immagine, delle tecniche di comunicazione: tutti questi fenomeni devono essere compresi nei loro aspetti culturali e messi in rapporto con il tema centrale della persona umana, della sua crescita integrale, della sua capacità di comunicazione e di relazione con gli altri uomini, del suo continuo interrogarsi sulle grandi questioni che attraversano l’esistenza. Si tenga presente che «la cultura è ciò per cui l’uomo diventa più uomo, “è” di più, accede di più all’“essere”».
N. 555 Un servizio sociale e politico ispirato al Vangelo Un particolare campo di impegno dei fedeli laici deve essere la coltivazione di una cultura sociale e politica ispirata al Vangelo. La storia recente ha mostrato la debolezza e il radicale fallimento di prospettive culturali che sono state a lungo condivise e vincenti, in particolare a livello sociale e politico. In questo ambito, specialmente nei decenni posteriori alla Seconda Guerra Mondiale, i cattolici, in diversi Paesi, hanno saputo sviluppare un impegno alto, che testimonia, oggi con evidenza sempre maggiore, la consistenza della loro ispirazione e del loro patrimonio di valori. L’impegno sociale e politico dei cattolici, infatti, non è mai limitato alla sola trasformazione delle strutture, perché lo percorre alla base una cultura che accoglie e rende ragione delle istanze che derivano dalla fede e dalla morale, ponendole a fondamento e obiettivo di progettualità concrete. Quando questa consapevolezza viene meno, gli stessi cattolici si condannano alla diaspora culturale e rendono insufficienti e riduttive le loro proposte. Presentare in termini culturali aggiornati il patrimonio della Tradizione cattolica, i suoi valori, i suoi contenuti, l’intera eredità spirituale, intellettuale e morale del cattolicesimo è anche oggi l’urgenza prioritaria. La fede in Gesù Cristo, che ha definito sé stesso «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6), spinge i cristiani a cimentarsi con impegno sempre rinnovato nella costruzione di cultura sociale e politica ispirata al Vangelo.
L’impegno sociale e politico del fedele laico in ambito culturale assume oggi alcune direzioni precise. La prima è quella che cerca di garantire a ciascuno il diritto di tutti a una cultura umana e civile «conforme alla dignità della persona, senza discriminazione di razza, di sesso, di nazione, di religione o di condizione sociale». Tale diritto implica il diritto delle famiglie e delle persone ad una scuola libera e aperta; la libertà di accesso ai mezzi di comunicazione sociale, per la quale va evitata ogni forma di monopolio e di controllo ideologico; la libertà di ricerca, di divulgazione del pensiero, di dibattito e di confronto. Alla radice della povertà di tanti popoli ci sono anche varie forme di privazione culturale e di mancato riconoscimento dei diritti culturali. L’impegno per l’educazione e la formazione della persona costituisce da sempre la prima sollecitudine dell’azione sociale dei cristiani.
Nel contesto dell’impegno politico del fedele laico, richiede una precisa cura la preparazione all’esercizio del potere, che i credenti devono assumersi, specialmente quando sono chiamati a tale incarico dalla fiducia dei concittadini, secondo le regole democratiche. Essi devono apprezzare il sistema della democrazia, «in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governati la possibilità sia di eleggere e controllare i propri governanti, sia di sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno», e respingere gruppi occulti di potere che mirano a condizionare o a sovvertire il funzionamento delle legittime istituzioni. L’esercizio dell’autorità deve assumere il carattere del servizio, da svolgere sempre nell’ambito della legge morale per il conseguimento del bene comune: chi esercita l’autorità politica deve far convergere le energie di tutti i cittadini verso tale obiettivo, non in forma autoritaria, ma avvalendosi della forza morale alimentata dalla libertà.
Il principio di laicità comporta il rispetto di ogni confessione religiosa da parte dello Stato, «che assicura il libero esercizio delle attività di culto, spirituali, culturali e caritative delle comunità dei credenti. In una società pluralista, la laicità è un luogo di comunicazione tra le diverse tradizioni spirituali e la nazione». Permangono purtroppo ancora, anche nelle società democratiche, espressioni di intollerante laicismo, che osteggiano ogni forma di rilevanza politica e culturale della fede, cercando di squalificare l’impegno sociale e politico dei cristiani, perché si riconoscono nelle verità insegnate dalla Chiesa e obbediscono al dovere morale di essere coerenti con la propria coscienza; si arriva anche e più radicalmente a negare la stessa etica naturale. Questa negazione, che prospetta una condizione di anarchia morale la cui conseguenza ovvia è la sopraffazione del più forte sul debole, non può essere accolta da alcuna forma di legittimo pluralismo, perché mina le basi stesse della convivenza umana. Alla luce di questo stato di cose, «la marginalizzazione del Cristianesimo… non potrebbe giovare al futuro progettuale di una società e alla concordia tra i popoli, ed anzi insidierebbe gli stessi fondamenti spirituali e culturali della civiltà».
Un ambito particolare di discernimento per i fedeli laici riguarda la scelta degli strumenti politici, ovvero l’adesione a un partito e alle altre espressioni della partecipazione politica. Bisogna operare una scelta coerente con i valori, tenendo conto delle effettive circostanze. In ogni caso, qualsiasi scelta va comunque radicata nella carità e protesa alla ricerca del bene comune. Le istanze della fede cristiana difficilmente sono rintracciabili in un’unica collocazione politica: pretendere che un partito o uno schieramento politico corrispondano completamente alle esigenze della fede e della vita cristiana ingenera equivoci pericolosi. Il cristiano non può trovare un partito pienamente rispondente alle esigenze etiche che nascono dalla fede e dall’appartenenza alla Chiesa: la sua adesione a uno schieramento politico non sarà mai ideologica, ma sempre critica, affinché il partito e il suo progetto politico siano stimolati a realizzare forme sempre più attente a ottenere il vero bene comune, ivi compreso il fine spirituale dell’uomo.
File | Azione |
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Impegno Socio Politico | Scarica |
Descrizione | L’impegno dell'Exallievo/a di Don Bosco per il servizio nel bene della comunità nella dimensione socio politica
Don Tobia Carotenuto, sdb
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Categoria | Exallievi ed Exallieve, Exallievi/e Puglia, Formazione |
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Inserimento | 13 Aprile 2019 |
Aggiornamento | 4 Luglio 2019 |
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