L’EXALLIEVO DI DON BOSCO OGGI TRA MEMORIA E FUTURO
Bari, 24 settembre 2016
Don Giuseppe Morante
- Dalla storia dobbiamo recuperare la linfa vitale dalle radici che alimenta l’albero…
- L’oggi è attraversato da crisi di passaggio culturale: esistenziali, familiari, economiche, sociali. Che coscienza ne abbiamo? Che apporti possiamo offrire come indici di futuro?
- Il futuro è nella mani di Dio ma viene costruito con l’impegno, la professionalità e la testimonianza del nostro presente. Ma come? Apatici. Rinunciatari. Propositivi, Coinvolgenti?
* Sappiamo tutti che l’educazione salesiana, nella invenzione profetica di Don Bosco per i ragazzi e i giovani, è orientata al formare gli “onesti cittadini e i buoni cristiani”. In questo binomio si colloca in sintesi anche oggi l’identità e la missione degli Exallievi/e di Don Bosco, chiamati ad essere “sale della terra e luce del mondo, e lievito che fermenta la massa” (Mt 5, 13-14).
Per l’educazione ricevuta, secondo la Carta della missione della Famiglia salesiana i membri della sua famiglia partecipano alla missione salesiana nel mondo, assumendo, secondo le proprie possibilità e la propria specifica competenza di laici, una responsabilità di fattiva collaborazione per realizzare le finalità proprie del progetto educativo salesiano.
Il primo gruppo è composto da quelli che considerano l’essere Exallievo qualcosa del passato: è accaduto per caso. Per questi l’esperienza salesiana è solo un ricordo: una parentesi nella vita.
Il secondo gruppo considera il passaggio attraverso l’Istituzione Salesiana una benedizione, e ritiene che l’educazione ricevuta sia qualcosa per cui ringraziare e provare affetto per Don Bosco: un distacco affettivo.
Il quarto gruppo, infine, è quello di chi sente l’appartenenza come un progetto di vita che si realizza nella propria famiglia, nella struttura sociale in cui vive, ma soprattutto nell’azione politica del proprio territorio: dare il meglio a chi ha ricevuto di meno: una testimonianza coinvolgente e propositiva, da “adulti responsabili”.
- rinnovare propositi e dare testimonianza di vita rimanendo fedele a Don Bosco;
- partecipare, con una presenza più concreta, alle finalità evangelizzatrici della Chiesa;
- affrontare i problemi delle realtà temporali, mettendo a disposizione autentici valori umani e cristiani di cui, come laici con diretta esperienza nell’ambito familiare, professionale e sociale;
- stimolare e valorizzare lo spirito ecumenico tra i cristiani;
- sollecitare l’apertura al dialogo con le altre religioni.
* Oggi, nel 2016 si richiede una maggiore “coscienza morale” ed una più ampia “competenza professionale”; si richiede una più articolata organizzazione, a partire dalle Unioni locali sino alle Federazioni Nazionali, con regolamenti propri che li identifichino e li qualifichino, in diverse circostanze anche sotto la veste “pubblica”.
In questo rapporto cosa dovrebbe cambiare?
Oggi è necessario essere non solo apparire per avere significato e rilevanza. “Essere” vuol dire collaborare attivamente all’umanizzazione del mondo creando “reti di bene” ed in particolare, un contributo specifico da dare: credere nella gioventù, scommettere sull’educazione, promuovere il Sistema Preventivo, convinti che la scelta di Don Bosco per affrontare i problemi sociali, quella dell’educazione, è non solo la più giusta, ma anche la più efficace”.
- La sacralità della vita. La vita è dono di Dio e l’uomo è creatura di Dio. La vita è sacra dal concepimento fino alla morte. Solo Dio può donarla e può riprenderla. Se la vita è un dono allora è necessario che questo dono sia accettato ridonato in tante forme e valorizzato con un bene.
- La libertà, che è la capacità di orientarsi al bene, di costruire insieme un mondo migliore. Dio ci ha creati liberi, ma l’uomo, spesso fa un uso non buono della sua libertà, negandola ai più deboli, agli indifesi, agli oppressi.
- La testimonianza personale: cosa dobbiamo essere per la società in cui stiamo vivendo?
- La competenza professionale. Essere competenti significa essere capaci di dire la propria opinione quando serve, quando viene richiesta. Se non si è competenti, la società non ci riterrà mai utili. Ogni Exallievo/a don Bosco se ne deve distinguere.
- Una coscienza morale sanamente formata. Gli Exallievi/e don Bosco devono essere persone non rassegnate, ma ricche di autentici valori e ideali umani e cristiani, offerti con la propria coerenza di vita.
- L’impegno nel sociale e politico, nel senso nobile del termine. L’Exallievo/a deve uscire dal suo guscio, deve allargare i propri orizzonti, deve pensare non solo al suo bene ma anche al bene comune. Un mondo migliore è possibile, è a portata di mano ed è responsabilità di chi ci crede, per migliorare l’umanità.
* Questa triade di caratteristiche costituisce la “vera appartenenza” riconosciuta ufficialmente dalla Federazione Mondiale Exallievi don Bosco. La “tessera” quindi è segno di appartenenza e documento di identità che ogni Exallievo/a richiede e custodisce con cura.
Oggi – nella vita delle Unioni locali – ogni Exallievo/a non può avere un atteggiamento rinunciatario, ripiegato su sé stesso: deve mantenere vivo e se possibile incrementare il proprio dinamismo; deve aprirsi con fiducia a nuovi rapporti, non trascurare alcuna delle energie che possono contribuire alla crescita culturale e morale.
File | Azione |
---|---|
L'exallievo di Don Bosco oggi tra memoria e futuro | Scarica |
Descrizione | Intervento di Don Giuseppe Morante, sdb
al Convegno Regionale degli Exallievi/e di Don Bosco della Puglia
Bari 24 settembre 2016
|
Categoria | Exallievi/e Puglia |
Versione | 2016 |
Files Totali | 1 |
Dimensione | 972.37 KB |
Inserimento | 25 Settembre 2016 |
Aggiornamento | 11 Febbraio 2021 |
Miniature |
Seguici sui Social